Veneto bianco

Nel Veneto bianco di pelle e campanili
un altro carnevale sta passando
in faccia ai turisti,
sui carri in cartapesta che sparano
coriandoli tra la folla –
coriandoli a salve:
non sta bene macchiare la terra
con sangue di maschera,
lo sanno i bambini
che impugnano spade di plastica.

Nel buio di persiane e tapparelle,
di tende e veneziane,
già pronto alla quaresima
perenne della routine, si annida
lo scarto della festa.

La resa al vuoto a vendere
della televisione,
la borsa della spesa deserta,
il futuro pagato in buoni acquisto.
Il fondo di caffè sulle scorze
d’arancia in pattumiera,
il senso di sporco sulla lingua,
l’ira degli spazzolini e
poi lo sputo.

Là fuori, oltre le serrature,
tutto è salire e scendere gradini
lontano da sé cercando
l’azzurro in cima alle scale,
e poco vale.

Si muore ogni mattina, ma
nessuna assicurazione risarcisce
da che mondo è mondo
una resurrezione.

 

Davide Savio

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